IFIGENIA IN TAURIDE
di Euripide
“Primogenito germoglio del talamo, mi ha generato e nutrita la misera figlia di Leda come vittima sacrificale per l’offesa paterna.”
Foto di Artphotogram
Vincitore del Primo Premio Assoluto Spettacoli Teatrali della quindicesima edizione del "Teatro Festival Valtellina - Valchiavenna 2023"
La giuria si è così espressa: "Per averci splendidamente conquistato, sapientemente coinvolto e catapultato con grazia e forza in quell’affascinante mondo mitologico dove le tre unità aristoteliche di azione, tempo e luogo si annullano dentro una visione onirica; per la potente, efficace, avvincente e travolgente forza narrativa ed esplosiva di amore, amicizia, solidarietà. Per la superba ed ispirata interpretazione nel rendere vivi i personaggi avvolti da tormentosa e dolce attualità; per una recitazione poetica e toccante, tenera e vibrante esaltata da gesti lenti, solenni, sacrali. Per le permeanti e magnetiche musiche, per i canti e suoni puri, arcaici capaci di raccontare il potere dell’amore puro e dell’orrore degli intrighi e della guerra; per una molto suggestiva scenografia di elementi essenziali, equilibrati di una bellezza immanente e trascendente"
Lo spettacolo partecipa anche alla rassegna "Milano è Viva - Estate al Castello 2023" dove ottiene un grande successo di pubblico e critica. Qui sotto una menzione sul quotidiano "La Provincia di Lecco, di Como e di Sondrio"
Euripide presenta qui un episodio successivo a quello della tragedia Ifigenia in Aulide, secondo cui Ifigenia, figlia di Agamennone, era stata vittima della “ragione di stato” del padre, che l’aveva sacrificata su un altare per permettere la partenza dei Greci alla volta di Troia, come richiesto da Artemide. In realtà, Ifigenia era stata portata in salvo dalla dea stessa, nella regione dei Tauri sul Mar Nero, dove alla fanciulla è affidato, dal superstizioso re Toante, il compito di sacrificare alla dea tutti gli stranieri che approdano nella regione. La trama si apre nella giornata in cui suo fratello Oreste con il fedele amico Pilade, dopo una lunga navigazione, arrivano proprio lì con il compito di rubare la statua di Artemide, secondo precisi ordini di Apollo, e vengono catturati per essere sacrificati. Dopo una fortissima tensione drammatica e una lunga serie di equivoci che talora sfiorano la comicità, avviene il riconoscimento tra il fratello e la sorella creduta morta, la quale - dopo aver rischiato di ucciderlo- lo salva; Ifigenia, Oreste e Pilade progettano la fuga tornando in patria, dove può avere finalmente fine la lunga catena di omicidi che ha straziato per generazioni la casa degli Atridi. La crudeltà del sacrificio umano rappresenta il nodo tragico di questo dramma, dove la crudeltà in uso presso i Tauridi viene accostata a quella, non meno grave, interna alla faida familiare della casa degli Atridi, dove Oreste si era macchiato dell’omicidio della madre Clitemnestra, la quale aveva a sua volta vendicato il sacrificio della figlia Ifigenia uccidendo il marito Agamennone, considerato responsabile, senza poter immaginare che la fanciulla era stata salvata dalla dea ed era in Tauride. Nei momenti più intensi, la tragedia viene alleggerita da sorprendenti escamotage propri del genere tragicomico, che impegnano in un’adeguata interpretazione anche gli attori in scena.
Regia Christian Poggioni
Traduzione e direzione drammaturgica Elisabetta Matelli
Musiche Paolo Tortiglione
Canti Lucia Amarilli Sala
Scenografia Dino Serra
Costumi Chiara Barlassina